Le proposte della Cgil per portare Asti fuori dalla crisi
Nei giorni scorsi alla Camera del Lavoro di Asti il segretario generale Luca Quagliotti e Giuseppe Morabito della FIOM hanno presentato le proposte della CGIL sui possibili piani di sviluppo della città di Asti. Un segnale che il sindacato vuole essere protagonista del percorso che può portare la città fuori dalla crisi, prima di tutto industriale, ma anche sul piano dei servizi, in questo momento in cui il piano nazionale sulla transizione ecologica farà cadere sul territorio le risorse economiche necessarie e vitali.
IL QUADRO NAZIONALE
È dal mese di ottobre 2021 che il rincaro dei prezzi per le materie prime ha generato un rilevante aumento del costo dell’energia con ricadute importanti sulla collettività. Per calmierare le cifre finali in bolletta è stato necessario l’intervento dello Stato, che ha mitigato solo in parte gli aumenti. Ma questo intervento potrebbe non bastare perché, stando a quanto già anticipato dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, nel 2022 potrebbero ripresentarsi ulteriori aumenti. Cosa che, peraltro, sta già avvenendo.
Tale prospettiva genera incertezza e preoccupazione sia per i cittadini sia per le imprese. Occorre inoltre considerare che la crisi energetica e l’aumento dei costi arrivano dopo due anni di sofferenze economiche per molte famiglie ed imprese già provate dalle difficoltà generate dalla pandemia.
A questo contesto nazionale non sfugge la Provincia di Asti; anch’essa, infatti, sta vivendo un momento di grave crisi economica: molte aziende continuano a registrare una riduzione degli ordinativi, si sta ripresentando il ricorso alla CIG, le assunzioni del 2021 sono state per più dell’85% a tempo determinato e per la maggior parte riguardano basse qualifiche.
L’aumento a due cifre del costo del gas e dell’energia elettrica potrà avere conseguenze “drammatiche” sui costi di tutti i prodotti, a partire da quelli alimentari. L’intervento del governo negli ultimi mesi, ha garantito un abbattimento dei costi per gli oneri di sistema, ed ha fatto in modo che gli aumenti fossero minori per famiglie ed aziende passando per l’elettricità dal previsto 45% al 29,8% e per il gas dal previsto 30% al 14,4%. Questo però, purtroppo, non basta. Gli aumenti che stiamo vivendo ricadranno su diversi ambiti dell’economia, non solo nel pagamento delle bollette. Infatti, un maggiore costo delle materie prime farà aumentare il costo finale del prodotto e questo inciderà sui bilanci aziendali e sulle spese delle famiglie. I maggiori istituti calcolano una crescita del 20% con punte del 50% in alcuni comparti.
A questo si aggiunge il rincaro dei prodotti petroliferi, ai quali si somma anche la crisi dell’additivo per i motori diesel, il cosiddetto AdBlue (come riportato in alcuni articoli di stampa), tutti elementi che potranno incidere sui costi della logistica.
Tutto ciò produrrà una riduzione dei consumi ed accrescerà la crisi di alcuni comparti, soprattutto quelli energivori, già in difficoltà per via dell’emergenza sanitaria. Le aziende faranno sicuramente una rivalutazione di tutti parametri di costo e di produzione per evitare ridimensionamenti, ristrutturazioni e finanche la chiusura. Quanto annunciato dal Presidente del Consiglio Draghi, vale a dire che per le famiglie sarà fondamentale bilanciare le spese, evitando il superfluo e studiando meccanismi per ridurre i consumi, riorganizzando le spese e tagliando dove possibile perché i prezzi aumenteranno in ogni settore, non può essere la soluzione al problema, perché servirà investire più dei 6/7 miliardi di euro ipotizzati per aiutare le famiglie tutelando il salario dei lavoratori dipendenti, le pensioni e i redditi delle partite IVA indicizzando l’infrazione reale e le detrazioni ai lavoratori. È evidente, dalle parole del Presidente del Consiglio, che siamo in un’economia di Guerra e con questa situazione, sperando che il conflitto non si allarghi, dovremo fare i conti.
Se le cose dovessero continuare di questo passo, il potere di acquisto dei nostri stipendi tra 6 mesi sarà fortemente ridimensionato, tanto da mettere in dubbio la tenuta sociale del paese.
Saranno sicuramente ancora necessari interventi da parte del Governo con ulteriori decreti di emergenza per limitare l’impatto su imprese e consumatori, ma questo sarà utile solo nel breve periodo. Infatti, servirà un vero cambiamento di tipo strutturale che porti velocemente alla transizione ecologica, che rappresenta un’opportunità irrinunciabile per liberarsi dai vincoli di approvvigionamento dell’energia da Paesi esteri che utilizzano fonti fossili.
Bisogna dare una decisa accelerata e puntare sulle fonti rinnovabili per un nuovo modello di sviluppo sostenibile in settori chiave, incentivando un’economia eco-sostenibile, alla quale è necessario affiancare la volontà da parte dei cittadini di agire pensando al pianeta, riducendo l’impatto personale sull’ambiente e modificando le proprie abitudini.
LA SITUAZIONE DI ASTI E LE NOSTRE PROPOSTE
Per questo l’interrogativo da porre alle nostre amministrazioni locali, Comune di Asti e Provincia per finire alla Confindustria è cosa pensano di fare per contrastare l’aumento dei costi dell’energia. Già qualche tempo fa noi avevamo portato in discussione sul tavolo di amministrazioni e parti datoriali un’idea sullo sviluppo e produzione di energia locale utilizzando i vecchi e in disuso siti industriali, nonché i tetti di tutti gli edifici delle aziende pubbliche e private per fornire energia attraverso il Sistema fotovoltaico e non solo.
Pensiamo inoltre che importanti possibilità per una evoluzione della nostra provincia derivino dallo sviluppo delle attività finalizzate a migliorare le compatibilità tra ambiente e sviluppo.
Abbiamo individuato quattro linee di intervento:
1) sostegno alla raccolta differenziata e al completamento del processo di raccolta, con produzioni derivanti dal materiale riciclato:
- utilizzo del materiale controllato e triturato derivante da attività edilizia;
- avvio di una produzione da materiale plastico di tubi ed altri prodotti da estrusione;
- selezione rigida e predisposizione di accordi, anche in sede locale, sull’uso del vetro;
- scorporo di materiale derivante da elettrodomestici e prodotti informatici;
- raccolta di materiale ferroso e legnoso costituendo poli di selezione e lavorazione dei materiali raccolti, progettando la realizzazione di una seconda rifiuteria ad Ovest della Città di Asti.
2) creazione di un circolo virtuoso dei rifiuti, un riuso/riciclo a chilometro zero, anche al fine di creare energia; alcuni esempi:
- nessuna azienda, nella nostra Provincia, lavora la plastica che viene selezionata da Gaia a Valterza. La plastica, dopo essere stata selezionata da GAIA, viene inviata fuori Provincia ad altri centri che la trasformano. Questa modalità provoca grandi impatti ambientali derivanti dalla mobilità su gomma e da una gestione del rifiuto che diventa poco ecologica.
- Lo sviluppo di sistemi di cogenerazione derivanti da attività industriali energivore (vetreria, siderurgica), utilizzando il calore che oggi viene disperso in atmosfera.
- L’avvio di una sinergia tra GAIA e ASP anche sui temi energetici e non solo sul conferimento del rifiuto, con GAIA che produce e ASP che commercializza e vende il prodotto porterebbe grandi vantaggi economici sia alle aziende che hai comuni consorziati e, attraverso la riduzione delle tariffe, ai cittadini.
- Un altro esempio è un progetto che è già stato studiato e che riguarda OI, che immette aria calda per il raffreddamento dei forni e potrebbe riscaldare gli edifici adiacenti. Questo progetto, ad oggi, non è ancora partito.
- C’è poi tutta la filiera del progetto CANNABEN, sul riuso della Canepa e dei prodotti derivanti dagli scarti dell’agricoltura, materiali che, se opportunamente trattati, possono essere riutilizzati in edilizia come isolanti o come pavimentazione.
3) attività legate alla produzione di energia elettrica non inquinante ed al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, che costituisce un tipo di produzione destinata ad un sempre maggiore sviluppo, per il quale la Comunità Europea investe un numero sempre maggiore di risorse, con l’obiettivo di favorire l’atterraggio nella nostra città di aziende che operano nel settore e nell’installazione di pannelli solari e fotovoltaici. In quest’ottica la proposta di Andrea Amalberto (Confindustria Asti) di recuperare uno o più edifici dismessi per adattarli alla produzione di pannelli fotovoltaici di nuova generazione ci vede favorevoli. Allo scopo, a nostro avviso, si potrebbero recuperare o l’area ex ASKOLL di Castell’Alfero o l’ex IBMEI.
4) gli ultimi anni sono stati caratterizzati da alternanze tra lunghi periodi di siccità e brevi periodi con forti o fortissime precipitazioni. Investire le risorse per il recupero delle acque piovane, anche al fine di realizzare le condizioni per la creazione di una filiera collegata all’idrogeno verde che utilizzi sia i fiumi sia le acque di recupero. Il recupero delle acque piovane sarebbe anche utile per le coltivazioni e l’utilizzo negli edifici al posto dell’acqua potabile per i servizi igienici.
In ultimo, noi riteniamo che sia necessario riprendere il ragionamento sul progetto di costruzione della cittadella dell’energia nell’area dell’ex Way Assauto. Questo è possibili sia attraverso l’utilizzo dei tetti per i pannelli solari sui capannoni vuoti sia attraverso l’utilizzo degli spazi della palazzina uffici per la collocazione di un centro di ricerca sulle energie rinnovabili e come incubatore di un distretto industriale delle energie alternative di cui Asti ha un disperato bisogno. Peraltro, è noto che il Politecnico di Torino collabora con aziende astigiane e con la nostra università. Proporre un centro di ricerca in un ex fabbrica come l’ex WAYA a pochi chilometri da Torino e con un’area destinata alla produzione di energia potrebbe essere interessante anche per lo stesso Politecnico.
L’utilizzo dell’area ex Way Assauto garantirebbe, inoltre, la bonifica del sito, ci risulta che siano già in corso richieste di finanziamento a tale scopo, indicando già la destinazione d’uso. Oltre al centro di ricerca ed alla cittadella dell’energia si potrebbero trasferire, una volta bonificata l’area, anche alcune scuole e centri di formazione determinando la possibilità di creare un “quadrato” tra CPIA, Università ed ex WAIA un polo scolastico unico nel suo genere in cui sarebbe possibile fare sinergia e co-progettazione tra diversi livelli di istruzione: Università, Scuole Secondari e centri di ricerca.
COME FINANZIARE I PROGETTI?
Quattro linee di intervento economico:
- Per quanto attiene il ciclo dei rifiuti la compatibilità economica deriva dalla somma dei risparmi per lo smaltimento dei rifiuti e dalle risorse conseguite con la vendita dei prodotti da essi derivanti.
- Una parte delle proposte qui avanzate è possibile finanziarle rivedendo i progetti collegati al PNRR inserendo prioritariamente la riqualificazione e lo sviluppo delle energie rinnovabili.
- Un’altra parte, significativa, è possibile finanziarla attraverso IREN. Come è noto IREN è comproprietaria al 45% di GAIA e di ASP, attraverso NOS, ed ha annunciato un piano industriale da 12 miliardi di € nei prossimi 10 anni. Le Amministrazioni Locali dovrebbero chiedere di destinare una parte di quelle risorse per i progetti indicati in questa nostra proposta. E comunque sul territorio astigiano.
- Il recupero delle aree industriali dismesse è possibile finanziarlo con i bandi nazionali ed europei che vengono ogni anno banditi e destinati proprio a questo scopo. Arrivare con un progetto definito sul “dopo” la riqualificazione non potrà che accrescere le possibilità di ottenere i finanziamenti necessari o una parte di essi. L’ultimo bando del MISE finanziava, con più di 3 miliardi di euro, progetti che avessero tra i loro obbiettivi:
– la riconversione di aree industriali dismesse,
– il recupero ambientale e l’efficientamento energetico dei siti,
– la riqualificazione delle aree interessate,
– la formazione del capitale umano,
– la realizzazione di infrastrutture strettamente funzionali agli interventi.